Giornata mondiale contro la violenza sulle donne: che la si combatta 365 giorni

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Giornata mondiale contro la violenza sulle donne: che la si combatta 365 giorni
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Oggi, 25 novembre, è la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Un giornata simbolo, come tante altre che riguardano i diritti, la salute, il lavoro, ecc. Spesso e volenteri queste giornate vengono celebrate in pompa magna nella data di ricorrenza, cadendo poi del dimenticatoio per i restanti 364 giorni dell’anno.

Dall’analisi dei dati riguardanti l’Italia, emerge ci sono ogni giorno 89 donne vittime di violenza di genere e dal 1° gennaio al 21 novembre 2021 sono stati 109 i femminicidi, il 40% di tutti gli omicidi commessi. Nello specifico, 93 sono avvenuti in ambito familiare-affettivo e, in particolare, 63 per mano del partner o dell’ex partner.

Dati allarmanti che purtroppo sono in continuo aumento nel corso degli anni. Le donne vittime di violenza sono aumentate dell’8% rispetto allo stesso periodo del 2020. Sono in crescita anche tutti i delitti commessi in ambito familiare-affettivo che passano da 130 a 136 (+5%). Anche in questo caso è significativo l’aumento delle vittime donne (+7%), e tra queste quelle uccise per mano del partner o dell’ex partner (+7%).

Dagli altri dati resi noti dal Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale, nel report sugli omicidi volontari, aggiornato settimanalmente, emerge che nel 62% dei casi si tratta di maltrattamenti in famiglia, commessi soprattutto da mariti e compagni (il 34% dei casi) oppure dagli ex (il 28% dei casi). Nel 72% dei casi di femminicidio l’autore è il marito o l’ex marito: in un caso su due è stata usata un’arma da taglio.

Perchè è stata scelta del 25 novembre?

La scelta è avvenuta nel 1981, durante il primo incontro femminista latinoamericano e caraibico svoltosi a Bogotà, in Colombia. La data del 25 novembre come la Giornata internazionale della violenza contro le donne, è stata scelta in memoria delle sorelle Mirabal (Patria, Minerva e Maria Teresa), uccise per ordine del dittatore Rafael Leónidas Trujillo. Bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, le tre donne furono condotte in un luogo nascosto dove furono stuprate, torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente.

Nel 1999 la giornata è stata istituzionalizzata anche dall’Onu dopo che nel 1993, nel corso della Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sui Diritti Umani di Vienna, la violenza sulle donne è stata riconosciuta come fenomeno sociale da combattere.

Il simbolo del colore rosso

Il colore rosso, in molti paesi tra cui l’Italia, è il simbolo di questa lotta. In particolare l’esposizione di scarpe rosse da donna nelle piazze o in luoghi pubblici, rappresenta le vittime di violenza e femminicidio. Questa idea, nata dall’idea dell’artista messicana Elina Chauvet, denominata Zapatos Rojos, scarpe rosse, nacque a seguito dalla tragica morte della sorella per mano del marito.

La prima installazione di Zapatos Rojos è avvenuta il 22 agosto 2009, in una piazza della città messicana, a partire da una donazione di 33 paia di scarpe. Venne replicata davanti al consolato messicano di El Paso, in Texas, per ricordare oltre all’omicidio della sorella per mano del marito anche le centinaia di donne rapite, stuprate e uccise in questa città di frontiera nel nord del Messico, nodo del mercato della droga e degli esseri umani. Da li in poi è stata replicata in tutto il mondo.

La campagna in Italia viene portata avanti dai Centri antiviolenza e dalle Associazioni di donne impegnate nell’ambito della Violenza contro le donne.

Un fenomeno in continuo amento e deve essere prevenuto ed affronanto quotidianamente e non solamente “ricordato” il 25 novembre. Tutti devono fare la loro parte, a cominciare dalle istituzioni. Emblematico il disinteresse della quasi totalità dei parlamentari al problema, quando, nei giorni scorsi, durante la presentazione del ministro Bonetti della mozione contro la violenza sulle donne in Parlamento, sui banchi si è registrata la presenza di solo 8 parlamentari, una scena che non è sfuggita alle telecamere, ai giornalisti (pochissimi, a loro volta) ed ai fotografi.

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