La “guerra” della Bielorussia alla UE giocata sulla pelle dei migranti

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La "guerra" della Bielorussia alla UE giocata sulla pelle dei migranti

(Photo by Leonid Shcheglov / various sources / AFP)

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La “guerra” condotta dalla Bielorussia contro l’Europa si gioca sulla pelle dei migranti. Le immagini che circolano da alcuni giorni sui circuiti televisi internazionali, mostrano centinaia di profughi in marcia verso la frontiera polacca. Una colonna di circa 500 profughi, scortati dalle guardie di frontiera bielorusse, lungo un’autostrada dalla città di confine di Bruzgi e verso una foresta che costeggia la regione polacca di Podlaskie.

Varsavia ha respinto il loro ingresso e si è detta pronta a difendere i propri confini, ma anche l’Ue ha promesso una reazione “unita” ai tentativi di “destabilizzazione” da parte del regime di Alexander Lukashenko.

La Polonia quest’anno ha registrato oltre 23mila ingressi illegali di migranti da est, di cui quasi la metà a ottobre. Un segnale che la Bielorussia sta aumentato la pressione sull’Europa, come rappresaglia alle sanzioni. Mai prima d’ora, però, si era visto un esodo apparentemente così pianificato.

La maggior parte dei migranti provengono dal Medio Oriente, con famiglie e bambini, che scandivano “Vogliamo andare in Germania”. Una scena simile si era vista soltanto al confine greco-macedone, al culmine della crisi migratoria del 2016. Arrivati al confine polacco, una parte dei migranti ha tentato di attraversare ma ad attenderli c’era un imponente schieramento di polizia polacca. Le autorità di Varsavia, in seguito, hanno fatto sapere di aver respinto il tentativo di ingresso illegale ed hanno accusato Minsk di voler provocare “un incidente grave”. Il ministro della Difesa Mariausz Blaszczak è stato ancora più chiaro: “Siamo pronti a difendere la frontiera”. Potendo contare su ben 12mila soldati schierati nella zona.

Minsk invece ha negato una regia di questa ondata migratoria, rinfacciando a Varsavia “un atteggiamento disumano e indifferenza nei confronti dei rifugiati”. A Bruxelles l’intransigenza del governo ultraconservatore polacco nei confronti dei migranti non è mai stata digerita, tanto che l’Ue ha respinto la richiesta di Varsavia di accollarsi i costi di un muro al confine.

Allo stesso tempo, le istituzioni comunitarie sono consapevoli che bisogna fare fronte comune contro Minsk. Perché il regime di Lukashenko, ha accusato un portavoce della Commissione, sta mettendo in piedi un “tentativo disperato di sfruttare le persone per destabilizzare l’Ue e i valori che sosteniamo”. La questione sarà affrontata “con urgenza” la settimana prossima dai ministri degli Esteri e nel frattempo stanno per essere prese nuove sanzioni. Di certo, “l’Europa prenderà posizione insieme”, ha assicurato il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert, definendo il regime bielorusso un “trafficante di migranti” che conduce “attacchi ibridi” contro l’Ue.

A Bruxelles l’attenzione è massima anche al quartier generale della Nato. Perché i flussi migratori stanno “mettendo sotto pressione i nostri alleati Lituania, Lettonia e Polonia”, ha spiegato un funzionario. Assicurando che la Nato “è pronta ad assistere ulteriormente gli alleati e a mantenere la sicurezza nella regione”. Consultazioni con l’Alleanza sono state invocate dal leader dell’opposizione a Varsavia, l’ex presidente del Consiglio Ue Donald Tusk. Nell’escalation tra Ue e Bielorussia, in realtà, a pagare sono soprattutto i migranti. Respinti sommariamente dalla polizia polacca (e da gruppi di giovani nazionalisti che effettuano ronde al confine “in difesa dell’identità slava”), mentre le guardie di frontiera bielorusse si rifiutano di farli tornare indietro. Il risultato sono centinaia di persone intrappolate in una terra di nessuno, tra foreste inospitali e temperature sotto lo zero.

La guerra ibrida dei migranti della Bielorussia verso l’Europa rischia di provocare un’escalation.

Le forze di sicurezza bielorusse hanno “sparato colpi in aria, simulando situazioni pericolose” per destabilizzare ancora di più la situazione al confine con la Polonia. Lo ha detto il portavoce dei servizi speciali di Varsavia, Stanislaw Zaryn.

“Sappiamo anche – ha aggiunto – che le autorità della Bielorussia stanno aiutando i migranti a distruggere le barriere al confine. Li vediamo portare loro gli strumenti per tagliare i cavi, per distruggere la recinzione”. Media vicini al governo di Minsk, citati dalla tedesca Welt, riferiscono invece a loro volta di spari da parte polacca, ma non ci sono conferme.

E’ inammissibile che uno stato “utilizzi” migranti, giocando sulla pelle di donne e bambini, “spingendoli” ad entrare in Europa, come mezzo “ripicca” contro le sanzioni emanate dall’Europa contro il regime di Lukashenko.

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