Il ricordo dell’anniversario della morte di Bob Lovati e Franco Mancini

Il 30 marzo è una condensato di tristi ricordi per i tifosi laziali. Ricorrono infatti gli anniversari della morte di due portiri: Bob Lovati e Fanco Mancini, scomparsi rispettivamente 10 e 9 anni or sono.
Dire Bob Lovati equivale dire Lazio. In biancoceleste è stato portiere, allenatore e vice allenatore, direttore sportivo, direttore genarale, preparatore dei portieri e osservatore. L’unico ruolo mancante è solo quello di presidente.
Dal 1955 al 1961 ha difeso la porta biancoceleste. Dall’anno successivo, appesi i guanti al chiodo, ha iniziato la sua carriere tra allenatore e dirigente, ininterrottamente fino al 1985.
E’ stato l’uomo al quale la società dell’epoca si è sempre appoggiata nei momenti di difficoltà, affidandogli più volte la panchina quando le cose andavano male. Bob nonostante le difficoltà alle quali era conscio di andare incontro non si è mai tirato indietro.
Trenta anni di Lazio che non ha volto mai interrompere, mettendo da parte le ambizioni personali di poter allenare altre squadre in serie A.
Un uomo ed una carriera che rispecchiano in toto quanto una voltra disse Giorgio Chinaglia, altro grande laziale: “Di Lazio ci si ammala inguaribilmente“.
Ad un personaggio del genere, che ha dimostrato fino in punto di morte la sua grande lazialità, crediamo sia giusto venga ricordato dalla attuale società, magari con l’intitolazione del centro sportivo di Formello. Ad onor del vero la Lazio aveva pensato di intitolare a Bob l’Accademy, progetto che purtroppo ad oggi non è mai partito.
Oggi ricorre anche l’annversario della morte di un altro laziale, Francesco Mancini. L’ex portiere biancoceleste è morto nove anni fa per un infarto a soli 43 anni, mentre svolgeva, alla corte del suo mentore Zeman, l’incarico di allenatore dei portieri del Pescara. Anche se l’avventura biancoleste durò solo nella stagione 1995/96, Mancini fu apprezzato per la sua grande serietà e professionaltà.