L’agente di commercio e le problematiche dovute alla pandemia

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L'agente di commerico e le problematiche dovute alla pandemia
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Continua l’ascolto presso le varie categorie del commercio sull’impatto che la pandemia ed in particolar modo i reiterati lockdown hanno avuto nelle loro attività.

Oggi abbiamo sentito Francesco Bruciaferri, 51 anni, da oltre 30 agente di commercio. Una attività di famiglia visto che suo padre lo ha fatto per 50 anni.

Bruciaferri lei è una delle tante partite iva italiane, che opera nel settore dei prodotti alimentari. Come è stato l’anno 2020 per il suo settore e per i commercianti?

Il 2020 per il mio settore è stato buono se prendiamo in considerazione il solo canale Normal Trade (cioè i classici negozi di vicinato), mentre se consideriamo il canale della ristorazione (bar, ristoranti e pizzerie) è stato un vero disastro.
Per le Aziende è stato ancora più difficile perché hanno dovuto far fronte anche con i problemi dovuti alla chiusura dell’export che, per svariati mesi, era bloccato.

Dal suo punto di vista il settore alimentari che danni ha subito, c’è stata una contrazione delle vendite oppure no? Come hanno inciso i periodi del lockdown e come è riuscito a gestirli?

Per i commercianti dipende dalle attività che hanno, perché negozi di abbigliamento, calzature, estetica e, come detto prima, ristorazione, hanno risentito enormemente le chiusure dovute al lockdown per la pandemia Covid 19.

Per noi agenti di commercio l’inizio è stato duro, anche perché nel primo lockdown noi non potevamo uscire. Ci siamo dovuti organizzare utilizzando sempre più il digitale ed i social ed alla fine l’evoluzione è stata positiva visto che queste nuove forme per il settore erano ancora poco utilizzate. Durante il primo lockdown la mia categoria è stata fortemente penalizzata. Non tutti gli agenti di commercio potevano fare i giri presso i rispettivi clienti in quanto ciò era consentito solo a coloro che appartenevano a determinati codici ATECO.

Durante la pandemia le rivendite alimentari hanno attivato o implementato (chi già lo aveva) il Delivery. La consegna a domicilio ha avuto una crescita esponenziale. Perché alcuni commercianti non la hanno ritenuta utile o opportuna ed hanno preferito rinunciarvi preferendo rimanere chiusi ed ingigantire le perdite?

Questa è una bella domanda, posso affermare, secondo quanto riferito dai commercianti, che in alcuni hanno preferito restare chiusi in quanto le valutazioni circa il possibile guadagno quotidiano era inferiore alle spese di gestione. C’è anche chi non ha voluto o potuto intraprendere questa nuova strada per motivi organizzativi e logistici. Poi ci sono anche coloro che in età avanzata non riescono o non voglio capire l’evoluzione del commercio.

Come hanno inciso nella sua attività le limitazioni dovute ai cambiamenti di “colore” delle regioni durante il periodo delle festività di fine anno 2020 e quelle già previste per il periodo Pasquale, rispetto agli anni scorsi?

Per mia fortuna, abitando nel Lazio, regione che ha avuto meno problemi di altre, l’incidenza negativa è stata causata dalla ristorazione aperta ad intermittenza con conseguente perdita di fatturato, bilanciato dall’aumento del canale Normal Trade. Come già detto prima, all’inizio della pandemia ha influito la diversa possibilità di “movimento” consentita solo a determinati codici ATECO (combinazione alfanumerica che identifica una ATtività ECOnomica). Ad esempio, nell’ambito del settore alimentare, quelli afferenti al settore dei super freschi” (latticini, formaggi) potevano muoversi mentre quello dei salumi no.

La grande distribuzione e le vendite on-line nel settore alimentare stanno portando sempre di più alla diminuzione dei negozi di vicinato. Cosa si potrebbe fare per arginare questa situazione?

Secondo il mio parere un grande aiuto potrebbe essere la regolamentazione degli orari di apertura e chiusura delle attività, la chiusura domenicale e dei giorni festivi per tutti, proprio come si faceva una volta.

Quanto incide tra i suoi clienti la vendita dei cd “prodotti di nicchia” e di qualità? Potrebbe essere un mezzo per contrastare le grandi catene del commercio alimentare il puntare sulla qualità anziché sulla quantità?

Io rappresento delle Aziende che puntano principalmente sulla qualità, essendo sa sempre il loro di lavorare. Di conseguenza ho clienti che credono nella vendita di tali prodotti ed è sicuramente un loro vanto nei confronti della GDO. Vista la richiesta del consumatore, sempre più attento alla qualità, di recente anche la grande distribuzione si sta attrezzando nella ricerca e la conseguente vendita di tali prodotti. La qualità, pertanto, assume una sempre maggiore rilevanza.

La pandemia ha causato e continua a causare la chiusura di molti esercizi commerciali. Un segnale negativo che comunque, anche se in maniera minore, era già in atto negli ultimi anni. Ci sono state situazioni del genere tra la sua clientela?

Nel settore alimentare fortunatamente, per quanto concerne i clienti della mia zona, non ci sono state chiusure, visto che per tali attività c’è stato, anche se di poco rispetto alla GDO, un incrementato.

Per ultimo, i ristori emanati dal Governo sono stati d’aiuto alla sua attività e come li migliorerebbe?

I ristori che sono stati elargiti alla mia categoria, oltre che insufficienti, in alcuni casi, come gli agenti di commercio che seguono esclusivamente i clienti della Ristorazione, sono da considerare praticamente nulli. Lo nostra è una categoria poco salvaguardata.

La miglioria che farei sarebbe senz’altro la Tempestività, cioè il Governo, una volta che emana i decreti Ristori o Sostegni, come vengono chiamati ora, deve essere più celere nell’effettiva applicazione e dare i soldi più velocemente possibile a chi ne ha diritto senza tanti intoppi burocratici.

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