Volley, la pallavolista Laura Lugli resta incinta e il club la cita per danni

Lara Lugli, ex giocatrice del Volley Pordenone (ora Maniago Pordenone), si è vista negare il pagamento dell’ultima mensilità pari a mille euro perché è rimasta incinta senza aver comunicato in anticipo la sua “intenzione”. Oltre al diniego, la giocatrice è stata anche citata per danni dalla sua ex società sportiva perché avrebbe violato il contratto firmato nella stagione 2018-19 “vendendo prima la sua esperienza con un ingaggio sproporzionato e nascondendo poi la sua volontà di essere madre. Una scelta che ha portato la squadra a doversi privare di lei a stagione in corso, perdendo di conseguenza molti punti sul campo e infine anche lo sponsor”.
La Lugli ha affermato di esssere rimasta incinta nel marzo del 2019 e di aver comunicato il suo stato alla società presso la quale era tesserata, risolvendo il contratto. Purtroppo il mese successivo ha perso il bambino a causa di un aborto spontaneo. In seguito, avrebbe chiesto al club di saldare lo stipendio di febbraio ma la risposta è stata una citazione per danni.
Su questa situazione c’è stata la presa di posizione dell’Assist (l’Associazione Nazionale Atlete) che ha comunicato l’intenzione di scrivere al presidente del Consiglio Mario Draghi e al presidente del Coni Giovanni Malagò per chiedere di intervenire: “Questo caso è emblematico perché l’iniquità della condizione femminile nel lavoro sportivo è talmente interiorizzata che non solo la si ritiene disciplinabile, nero su bianco, in clausole di un contratto visibilmente nulle, ma addirittura coercibile in un giudizio, sottoponendola a un magistrato, che secondo la visione del datore di lavoro sportivo, dovrebbe condividere tale iniquità come fosse cosa ovvia. In questa spregiudicata iniziativa – evidenzia Assist – si annida il vero scandalo culturale del nostro Paese, che è giunto al punto da obnubilare la coscienza dei datori di lavoro sportivi, fino a dimenticare cosa siano i diritti fondamentali delle persone“.
C’è stata anche la risposta della società di pallavolo, la quale ha affermato che “Visto il polverone sollevatosi negli ultimi giorni in merito alla vicenda che ci vede chiamati in causa dalla nostra ex atleta ci corre l’obbligo di fare alcune necessarie precisazioni. Abbiamo letto in vari media pesanti accuse di insensibilità, sessismo e discriminazione ai danni delle donne lavoratrici. Purtroppo pochi hanno pensato di chiederci quale fosse la nostra posizione in merito. Cerchiamo di riassumere i fatti. Nel campionato 2018-2019 Lara Lugli era il capitano della nostra squadra e anche la giocatrice di punta. Ad inizio marzo ci ha comunicato di essere rimasta incinta. Dispiaciuti per la perdita sportiva, ma felici per l’avvenimento familiare ci siamo salutati. Infatti come da contratto, che ricordiamo essere stato predisposto dall’atleta stessa e dal suo agente, si prevedeva l’immediata cessazione del rapporto in caso di gravidanza”. “Lo stesso contratto, che ribadiamo essere stato predisposto dalla stessa atleta, aveva al suo interno clausole che prevedevano addirittura delle penali in caso di cessazione del rapporto. Clausole che non abbiamo voluto esercitare perché non pareva opportuno farlo. Ora nessuno ha citato per danni Lara Lugli. E’ stata la stessa atleta a chiedere e ottenere un decreto ingiuntivo perchè ritiene di avere dei crediti. Ci siamo sentiti traditi dall’atleta e abbiamo fatto l’unica cosa possibile: difenderci avvalendoci delle clausole contrattuali predisposte da lei stessa e dal suo procuratore. Vorremo ribadire con forza che non crediamo che la gravidanza sia un danno e che soprattutto non è mai stata avanzata richiesta di danni“.