Testata Giornalistica Reg. n. 163/20 del Tribunale di Roma – Metti il tuo like alla pagina facebook ILTIFOSO, rimarrai sempre aggiornato sulle nostre news. Puoi seguirci anche sul canale Telegram, su Instagram e su Twitter
Si è appena concluso il viaggio di tre giorni di Papa Francesco in Iraq. L’areo Alitalia con a bordo il Papa e il suo seguit, decollato dall’aeroporto di Baghdad alle 7.54, è da poco aterrato all’aeroporti di Ciampino.
Il Papa prima di fare rientro in Vaticano si è fermato presso la basilica di Santa Maria Maggiore per depositare un bouquet di fiori di ringraziamento dinanzi alla icona della Madonna “Salus Populi Romani”, salvezza del popolo romano.
Durante il viaggio, iniziato venerdì scorso, Papa Bergoglio si è recato a Baghdad ed ha visitato Najaf, Ur, Erbil, Mosul, Qaraqosh.
Uno dei punti salienti è stata la visita di cortesia al Grand Ayatollah Sayyid Ali Al-Husayni Al-Sistani a Najaf, guida spirituale e politica dell’Iraq. A Mosul ha pregato tra le macerie della guerra e a Qaraqosh nella chiesa devastata dall’Isis. Nella piana di Ur ha avuto un incontro interreligioso presso. Allo stadio i Erbil ha celebrato una messa davanti a 10 mila persone.
“L’Iraq rimarrà per sempre con me”, nel mio cuore”, ha detto al termine della funzione. Il Pontefice ha chiesto a tutti di “lavorare insieme in unita’ per un futuro di pace e prosperità che non lasci indietro nessuno e non discrimini nessuno”.
L’incontro tra il Papa e al Sistani è considerato storico per l’implicito “messaggio di pace” alla popolazione irachena, che negli ultimi anni ha attraversato momenti di enorme violenza (come la guerra contro l’ISIS) e instabilità (con diverse crisi di governo, tra le altre cose). Ha un significato politico che si estende oltre i confini nazionali iracheni, e che interessa il vicino Iran, paese anch’esso a maggioranza sciita e ormai da anni molto presente negli affari interni iracheni. Al Sistani non è amico dell’Iran, si è sempre opposto all’influenza iraniana nel paese, e la città irachena di Najaf è da sempre in competizione con quella iraniana di Qom per la supremazia tra i fedeli dell’Islam sciita. Due visioni in contrasto perché hanno una visione opposta su quale dovrebbe essere il ruolo della religione nella politica, con al Sistani molto lontano dall’idea iraniana del clero gestore diretto e quasi assoluto del potere. Di recente, inoltre, al Sistani si era rifiutato di incontrare Embrahim Raisi, capo della Giustizia in Iran e considerato uno dei possibili successori di Ali Khamenei, la Guida suprema iraniana, cioè la massima autorità politica e religiosa del suo paese.
Da questo incontro emerge il riconoscimento implicito di al Sistani come interlocutore privilegiato nell’Islam sciita, ma nello stesso tempo al Sistani ha preferito un incontro con il capo della chiesa cattolica a uno con un leader politico di un paese formalmente alleato e amico dell’Iraq.
Niente affatto secondaria la possibilità di garantire un po’ più di sicurezza alla minoranza cristiana in Iraq dopo anni di difficoltà, anche di fronte agli atti intimidatori compiuti dalle milizie sciite. Era stata proprio la Chiesa caldea, dottrina cattolica diffusa soprattutto in Medio Oriente, a voler organizzare l’incontro tra i due leader religiosi, e a insistere quando sembrava che non se ne sarebbe fatto nulla.
Altro momento toccante delle visita pastorale cìè stato a Mosul, la città al nord dell’Iraq che è stata fino al 2017 roccaforte dell’Isis, per pregare per le vittime della guerra.
Alla spalle del Papa la chiesa siriaca venuta giù sotto le bombe. La gioia con la quale è stato accolto a Qaraqosh, la città della Piana di Ninive dove c’era la più grande comunità cristiana del Paese, con l’ingresso di Francesco nella cattedrale. Tre anni fa l’Immacolata Concezione era un poligono di tiro e dentro i jihadisti nascondevano pure i loro prigionieri. E’ stata la giornata della speranza e della vicinanza ai cristiani che, insieme alle altre minoranze, soprattutto gli yazidi, hanno subito sotto le minacce del Califfato una delle persecuzioni più efferate degli ultimi anni. La strada persosa la Papa da Erbil a Qaraqosh è la stessa attraversata da circa 120mila cristiani, la maggior parte dei quali in una sola notte, tra il 6 e il 7 agosto 2014, quando l’Isis aveva piantato nei villaggi cristiani le bandiere nere e aveva segnato le porte con la ‘N’ di nazareno, seguace di Cristo. Ad aprire le porte in quei giorni furono i curdi di Erbil. Ad oggi sono tornate poco meno della metà delle famiglie. E Papa Francesco ha parlato dell’esodo come di “un danno incalcolabile non solo per le persone e le comunità interessate, ma per la stessa società che si lasciano alle spalle”. Ha ascoltato commosso le testimonianze di chi è sopravvissuto, ed è tornato dopo anni di campo profughi. Forte il messaggio di speranza del Papa perché “il terrorismo non ha l’ultima parola”. “Con grande tristezza, ci guardiamo attorno e vediamo altri segni, i segni del potere distruttivo della violenza, dell’odio e della guerra. Quante cose sono state distrutte! E quanto dev’essere ricostruito! Questo nostro incontro – ha detto Papa Francesco – dimostra che il terrorismo e la morte non hanno mai l’ultima parola. L’ultima parola appartiene a Dio”.
Ha quindi concluso chidendo ai cristiani di “perdonare” perché questa è l’unica via indicata da Dio. Poi plaude alle esperienze di convivenza, di aiuti, di reciproco rispetto.”E’ possibile sperare nella riconciliazione e in una nuova vita”. Ribadisce che la religione non è mai contro nessuno. “Se Dio è il Dio della vita – e lo è -, a noi non è lecito uccidere i fratelli nel suo nome. Se Dio è il Dio della pace – e lo è -, a noi non è lecito fare la guerra nel suo nome. Se Dio è il Dio dell’amore – e lo è -, a noi non è lecito odiare i fratelli”.
“L’Iraq rimarrà sempre con me, nel mio cuore”, ha affermato poco prima di partira alla volta di Roma. “Chiedo a tutti voi” di “lavorare insieme in unità per un futuro di pace e prosperità che non lasci indietro nessuno e non discrimini nessuno”. “Prego che i membri delle varie comunità religiose, insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, cooperino per stringere legami di fraternità e solidarietà al servizio del bene comune e della pace. Salam, salam, salam! Shukrán! (Grazie), Dio vi benedica tutti! Dio benedica l’Iraq! Allah ma’akum! (Dio sia con voi)”.
In un tweet pubblicato sui profili ufficiali “Pontifix” il messaggio di commiato Papa Francesco dove ha ringraziato le donne: “Vorrei dire grazie di cuore a tutte le donne, specialmente quelle dell’Iraq, donne coraggiose che continuano a donare vita nonostante i soprusi e le ferite. Che le donne siano rispettate e tutelate! Che vengano loro date attenzione e opportunità”.
Il Papa ha da poche ore lasciato l’Iraq ma il suo viaggio è già entrato nella storia.