Conte e la conta dei voti risicata al Senato

Creare una crisi in piena pandemia e nella corsa contro il tempo per la presentazione a Bruxelles dei vari progetti del Recovery Plan poteva succedere solo in Italia. Renzi e la sua piccola pattuglia parlamentare di Italia Viva, ritirando la delegazione al Governo, ha di fatto creato la crisi. Non stiamo a dilungarci sul perché o sul per come, fatto sta che molto probabilmente non era questo il momento per la resa dei conti tra Matteo e Giuseppe.
Questa situazione ha portato al previsto passaggio parlamentare per certificare l’esistenza o meno della maggioranza. Mentre alla Camera i numeri non creavano problemi a Conte, lo stesso non poteva dirsi al Senato.
Nella conta di ieri al Senato, dopo l’ampia e prevista maggioranza alla Camera, grazie ai “responsabili” o “europeisti” o “costruttori” o come vogliamo chiamarli, comunque senatori eletti in un partito e “migrati”, anche più vole, in altri, il Governo Conte è riuscito ad ottenere la fiducia con 156 voti, lontana di 5 dalla maggioranza assoluta.
Ora ci troviamo di fronte ad un Governo di minoranza. Nelle prossime ora Conte si recherà al Quirinale, probabilmente per rassegnare le dimissioni e riottenere l’incarico dopo il consueto giro di consultazioni del Capo dello Stato. L’incognita però e se Conte riuscirò ad allargare, almeno numericamente la maggioranza. Altrimenti si andrà al voto.