La pandemia vista da Alfonso Rossetti, dello storico panificio di Centocelle

Continua la nostra inchiesta sull’incidenza che la pandemia ha avuto sul commercio. Dopo la prima puntata che ha interessato il settore della gelateria (Leggi articolo La pandemia ed il settore gelateria), questa volta parliamo di alimentari e panificazione.
Abbiamo sentito Alfonso Rossetti, proprietario, insieme al fratello Pietro, del Panificio – Supermercato “Rossetti” sito in via degli Olivi 54 a Centocelle.
L’attività se non è la più storica di Centocelle è comunque tra le prime. Nasce nel 1956 come panificio. Nel ’61 intraprende la prima rivendita di generi alimentari che via via negli anni si trasforma in superette. Il panificio ha ottenuto diversi riconoscimenti nel corso degli anni, tra i quali quello del Comune di Roma e del Municipio VII per la storicità dell’esercizio commerciale. Il panificio è molto classico. Produce pane di diversi tipi di diverse farine, pizza alla pala liscia o condita, dolci secchi della tradizione.
Alfonso Rossetti, lei gestiste insieme a suo fratello Pietro un supermercato con panificio che suo padre Alfredo ha aperto dal 1956. Come è stato l’anno 2020 per il settore del commercio e in particolare per la tua attività?
Esatto. Gestiamo l’attività di famiglia, fondata da mio padre e mia madre, dal 2000 anno in cui mio padre venne a mancare. Per il commercio, e non solo, è stato un anno molto duro i cui effetti probabilmente si protrarranno anche in futuro. La nostra attività ha “tenuto botta” nella superette, ma ha subito una forte contrazione nella produzione del pane.
Il settore alimentari e della panificazione che danni ha subito, quanto hanno inciso i periodi del lockdown e come siete riusciti a gestire questa situazione?
Come dicevo sopra il settore alimentari ha tenuto. Consumi costanti anche se lavorare in queste condizioni, mi creda, è stato davvero duro. Nella panificazione la produzione è calata vuoi inizialmente perché la gente si è “divertita” a produrre in casa, poi perché con la chiusura di ristoranti, bar e pub la produzione è fatalmente crollata.
Durante la pandemia avete implementato il Delivery, che possiamo dire avete da sempre. La consegna a domicilio, in particolare per le persone anziane, è stata una bellissima e lodevole iniziativa. Alcuni settori della ristorazione non la hanno ritenuta utile o opportuna ed hanno preferito rinunciare anche all’asporto preferendo rimanere chiusi ed ingigantire le perdite. Come è andato e come sta andando questo “servizio”?
Come hai giustamente precisato quello delle consegne a domicilio (non preferiamo chiamarlo ancora così!) è stato un servizio che noi abbiamo sempre fornito. Certo, nella fase dura del lockdown, quello della scorsa primavera, esso ha raggiunto picchi inattesi raggiungendo fino al 20% del fatturato giornaliero. Ci siamo sentiti investiti di una funzione delicata che tuttavia abbiamo cercato, come nel nostro stile, di gestire al meglio delle nostre possibilità. Possiamo dire di esserci riusciti.
Le limitazioni dovute ai cambiamenti di “colore” delle regioni vi hanno limitato durante il periodo delle festività di fine anno 2020? Che differenza c’è stata rispetto agli anni scorsi?
La “colorazione” in fondo non ha influito più del lecito. Noi abbiamo fatto un buon lavoro forse perché il consumatore è rimasto nei pressi della propria abitazione.
C’è un progetto del Comune di rendere pedonalizzata via dei Castani, sarebbe un bene o un male per le attività commerciali? Già ora c’è il problema parcheggio, dopo, se va in porto tale progetto, credo che diventerà impossibile parcheggiare. Non crede che questa iniziativa se andrà in porto “indirizzerà” i cittadini sempre di più verso la grande distribuzione ed i centri commerciali?
Ecco, il rischio di una eventuale pedonalizzazione di via dei Castani rischia di penalizzare fortemente le attività del territorio. Se il quadrante non si dota di parcheggi di scambio l’esodo verso le grandi superfici fuori quartiere sarebbe la naturale conseguenza.
Oltre alla qualità o alla vendita dei cd “prodotti di nicchia”, come cercate di contrastare le grandi catene del commercio alimentare?
Il servizio. Coccoliamo il cliente da quando entra a quando esce. Certo, non possiamo piacere a tutti e qualche volta sbagliamo, ma solo chi non fa non sbaglia.























