Scene da golpe a Washington. Manifestanti assaltano Capitol Hill

Mentre i grandi elettori erano riuniti al Capitol Hill di Washington per eleggere il nuovo Presidente degli Stati Uniti, all’esterno, migliaia di persone, si erano date appuntamento da tutti gli USA per manifestare.
L’input a manifestare è nato direttamente da Trump, che sin dai momenti successivi alle elezioni presidenziali, non aveva riconosciuto la sua sconfitta e la conseguente vittoria di Biden. Cercando, invano, di contrastarlo nei Tribunali dei vari stati.
Il tycoon non ha mai riconosciuto la vittoria dell’avversario, anzi, si è sempre opposto all’evidenza dei fatti, invitando i suoi sostenitori (la parta più estrema del suo elettorato) a battersi contro questa “truffa”.
Il risultato finale sono le migliaia di persone che travolgendo la security, sono entrate all’interno del Campidoglio, rompendo suppellettili e mettendo a repentaglio vite umane.
Scene da regimi sudamericani e non della più grande democrazia del mondo, gli Stati Uniti.
Una spaccatura nel popolo americano difficile da risanare nell’immediato. Scene di violenza che rimarranno per sempre nella storia della democrazia americana.
Molte persone dell’entourage di Trump e dello stesso partito Repubblicano, hanno preso immediatamente le distanze dalla violenza, a partire dal fedelissimo Vice Presidente Pence.
Una situazione esplosiva che potrebbe rientrare se Trump lanciasse un messaggio ai manifestanti di desistere e tornare a casa (ma questo gesto al momento non è stato preso in considerazione).
Ma che potrebbe degenerare con l’intervento della Guardia Nazionale chiamata a difesa di uno dei massimi simboli degli USA, il Campidoglio, la sede del governo federale.